Tapioca “La mia capoeira”

Ciao tutti il mio apelido è Tapioca e sono sempre stato convinto di sapere cosa fosse la capoeira per me, tanto convinto che ora che mi trovo con la penna in mano per raccontarvelo non so nemmeno da cosa iniziare…

Era una giornata come le altre quella di tre anni fa in cui scoprii la capoeira. Non mi ricordo come, nè per quale ragione trovai casualmente il nome di Nadav navigando su internet, ma alla fine non è importante, molte avventure iniziano per caso ed ora sto per descrivervi la mia.

Avevo 17 anni quando mi sono presentato alla mia prima lezione ed ero uno sbarbato esattamente come lo sono ora, il piccolo del gruppo…
Dopo anni senza praticare sport convinsi un mio amico (attualmente qualcuno lo conosce come Ze-Porqué) a venire con me.
Mi sono dimenticato tantissime cose in 3 anni, ma il primo giorno è stampato indelebile nella mia testa e da li mai se ne andrà.
Erano le sette di sera e mi trovavo dentro la palestra di Romolo senza scarpe e con un paio di pantaloni del pigiama addosso, inconsapevole che in quella palestra ci sarei tornato altre mille volte, che quelle strane facce che avevo davanti sarebbero diventate la mia “famiglia de ouro” e che quello sconosciuto, che io mi ero immaginato anziano, era in realtà un ragazzo, diventato poi il mio insegnante. Mi ricordo proprio tutto, ero totalmente in imbarazzo e ho subito cominciato a studiare il panorama: Jas era a testa in giù sulla parete del muro con delle strane scarpette di silicone ai piedi… Mi aveva traumatizzato perché io non sapevo nemmeno poggiare le mani a terra, e figuriamoci stare al contrario su un muro… mi sembrava impossibile! Mi ricordo di Mirko e di Escravo che avevano appena iniziato proprio come me, mi ricordo della prima roda… Di Antonio che dall’alto si poggiava sulla testa, di Neva mentre suonava quello strano strumento chiamato berimbau, di Taz che continuava a chiacchierare con tutti, di Caju, di quando per la prima volta vidi fare un parafuso e ne rimasi a bocca aperta e di tutti gli altri che si intrecciavano dentro quel cerchio a ritmo di musica e con il sorriso stampato sulle labbra.

Mi si sono illuminati gli occhi.

Dopo quella lezione decisi che sarei voluto diventare come loro, volevo che un giorno qualcuno vedendomi giocare avrebbe provato quello che ho provato io guardandoli, e non vorrei cadere nel banale o nelle frasi fatte ma è esattamente quello che provo ogni giorno dalla prima volta quando faccio quello zaino, quando non vedo l’ora di partire verso la palestra, quando sento il cuore che mi batte ogni volta che entro nella roda per giocare, quando mi si illuminano gli occhi nel vedere qualcuno fare un movimento, quando mi sento parte di un gruppo, quando vedo il “Prof” insegnare…

Per quanto fossi il più piccolo non mi sono mai sentito così a mio agio da nessuna parte, “i grandi” mi parlavano come se avessi la loro stessa età, era stranissimo per me, qualcosa di troppo bello!

Nella capoeira ho trovato gli esempi da seguire, ho cercato di trarne tutto il succo possibile, dal prof e da tutti gli altri ho imparato come comportarmi in questa disciplina e fuori.
Se c’è una cosa che ho capito in questi anni è che ognuno dal momento in cui entra a far parte del gruppo ne diviene un elemento fondamentale, e non importa quanto sia bravo a suonare o agile nel saltare o veloce nel gioco, è indispensabile perché siamo come dei tasselli che disegnano il logo del CDO Milano, senza un tassello il logo non può esistere.

Cercando di riassumere in poche righe, alla domanda “Che cos’è la capoeira per te?” io risponderei che è l’insieme di emozioni che provo quando la vivo, è il mio gruppo, la mia più grande passione… e chi la pratica sa che non basterebbe un libro per parlarne abbastanza, ma mi limito a questo.

Axè a tutti,
Salve capoeira!

Ci vediamo in palestra 🙂
Tapi

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One Comment

  1. Giuro che mi è scesa la lacrimuccia. Super love Tapioca, non sai quanto ammiro il tuo modo di fare e di impegnarti ogni giorno, con rispetto, umiltà e tanti sorrisi.
    Adoro la tua Capoeira.
    Morena

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