La mia Capoeira inizia con la parola LIMITE. Sì certo, come parola è insolita e forse inappropriata se si pubblica un pensiero riguardo allo sport di cui ora non si può più fare a meno, ma la Capoeira per me è iniziata con dei limiti e prosegue con altri e senza di essi la Capoeira non mi piacerebbe così tanto.
Intanto il primo limite era immaginare che io stessi potessi fare Capoeira! Quando mi è capitato di vedere alcune dimostrazioni, a Bari o in vacanza, ho sempre guardato la roda e i suoi protagonisti non solo con l’ignoranza dello spettatore classico e casuale, ma anche con l’idea che non avrei mai fatto niente del genere e che non ne sarei stato capace. Essere parte di un gruppo, essere a ritmo con degli strumenti, con le mani, con il corpo, essere coordinato, essere esteticamente coreografico, essere sotto gl’occhi di altri spettatori classici casuali.
Invece, è bastato un corso di tiro con l’arco vuoto di soddisfazioni (l’avevo già fatto da ragazzo e volevo migliorare la tecnica), vuoto di relazioni e minimi rapporti con compagni ed istruttori e soprattutto povero di “priscio” (che è una parola barese che indica il desiderio, la voglia di fare qualcosa e di esserne felici), a portarmi al CDO Milano. E proprio nel CDO Milano trovo il corrispettivo capoeristico di priscio con l’ Axè!
Questa parola che tutti si dicevano (“muito axè!”, “axè a te!” “tanti axè a te!”,”no axè a te!” “chi ha lasciato l’axè fuori dal frigo?”ecc ecc ) o meglio, il suo significato, s’è presentata immediatamente dal primo passo messo in palestra (passi infreddoliti di una giornata nevosa di Dicembre) in cui accoglienza, domande, rassicurazioni, spazio e tempo mi sono stati offerti. I sorrisi di Nadav mentre mi spiegava i movimenti basilari, gli sguardi di Cajuero e Malandro alla prima Roda mentre mi davano i primi calci e l’abbraccio di Coração contenta di aver trovato qualcuno più scarso di lei (fino a quel momento) ringraziandomi di essere arrivato!
Da lì non è stato altro che un superare i limiti suddetti ed aggiungerne altri, diversi. Superare questi e metterne altri, prendere una sola palestra ed aggiungerci un pub, passare dalle canzoni e calci a 4 chiacchiere e una birra, alle feste, alle trasferte, al dormir per terra, dormire in palestra, conoscere gente di altri paesi, di altri stati, altre lingue, andare in vacanza con la guida della Lonely planet e la corda verde appena presa, andare in montagna, al fiume, al mare, beccarsi ai concerti, avere capoeristi che fanno i volontari nella tua associazione durante le gite, beccarsi per strada così, presentarmi la mia ragazza, rendendo Milano una città ancor più piccola e familiare di quello che sia . Entrare in sintonia, cercarsi per Capoeira e per altro, allargare le prospettive, includere i tuoi amici (Fabio ed Escravo) dicendo “no questa la devi fare!”, ingrandire e arricchire i rapporti e rendere i movimenti più facili o più facili da ammettere nella loro difficoltà.
Ed ecco che uno sport, un corso come altri per la città (yoga, tai chi, climbing..)con il limite di poter rimanere un hobbie, una semplice disciplina, ha assunto tutti i connotati di qualcosa di familiare, dove anche i momenti più difficili e più duri capitati, hanno trovato la sincronia coreografica ideale. Chi con il silenzio, chi chiamandomi e richiamandomi, chi con una mail, chi con uno sguardo durante “sabea cantou..”, chi mettendomi in un angolo dicendomi “io ci sono”, chi chiedendomi semplicemente “ei Limao, martedì lezione?” chi dicendomi “che ne sai dove Escravo è caduto! Se c’eri tu…”, hanno fatto superare questo limite.
Adesso riesco a fare ancora la metà della metà delle cose che vedevo nelle rode di Bari e di avere ancora quei limiti di sopra. So altrettanto, di averne superati così tanti da essere contento ed orgoglioso, di avere sempre più prisc…ehm AXE’ e da non veder l’ora di avere dei limiti, superarli ed averne degl’altri.
E sempre con tutti i miei limiti e priscio, insieme a Fabio si sta progettando e presentando l’attività estiva di Capoeira speciale per i ragazzini del centro per il quale lavoriamo…
Se il diabete non v’è salito troppo alle stelle con la mia testimonianza, ci si vede in palestra, in roda con i calci e fuori con il mio cinismo e con il mio essere una brutta persona.
Bye bye
Anzi, AXEEEEEEEEE
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